(4-3-1-2):
Mancini, Martinez, Troise, Bonomi, Bocchetti, Vidigal, Marcolin,
Montervino, Pasino (42' st Montezine), Floro Flores, Dionigi.
(26 Manitta, 5 rivetti, 2 Saber, 27 D'Agostino, 14 Platone, 24
Esposito). All. Colomba.
(4-4-2):
Pegolo, Zamboni, Minelli, Comazzi, Teodorani (39' st Filippini),
Cassetti, Italiano, Cossu (31' st Adailton), Melis, Abbruscato,
Vieri (21' st Dossena). (12 Gianello, 32 Pisanu, 25 Lanier, 24
Cossato). All. Malesani.
Arbitro: Cassarà di Palermo.
Ammoniti: Vidigal per scorrettezze.
Angoli: 6 a 5 per il Napoli.
Recupero: 0' e 3'.
Spettatori: 20 mila.
Cronanca:
Cambia l'allenatore, ma la musica per il Napoli è sempre la stessa. A niente serve neppure il tifo accorato del principe Emanuele Filiberto di Savoia, venuto ad incitare la squadra dei suoi sogni (dopo la Juventus) ed a niente serve la necessità assoluta di dover battere il Verona per rimanere a galla nella lotta per la sopravvivenza. Il verdetto è ancora una volta impietoso: il Napoli è questo, cioè una squadra con tante lacune, con pochi schemi, poco cuore, il morale a terra e figlia di una società con molti debiti e poco futuro.
Il Verona fa la sua onesta partita e la fa con dignità e puntiglio. Malesani non avrà certo a disposizione una corazzata, ma almeno il gioco, soprattutto quello della difesa, è organizzato alla perfezione. Tattica del fuorigioco applicata con metodica e meticolosa precisione, difensori centrali imbattibili nel gioco di testa, centrocampisti in continuo movimento: questi i pregi dei gialloblù, ai quali manca qualcosa solo nella fase offensiva.
Il Napoli - che deve rinunciare all'ultimo momento a Stellone a causa di una colica - schiera Floro Flores e Dionigi di punta, con Pasino a sostegno. In difesa Colomba sceglie un modulo a quattro che diventa a tre quando Martinez spinge sulla fascia.
Complessivamente il Napoli riesce a creare quattro o cinque palle-gol, contro le tre del Verona. Ma la squadra di Colomba è quasi sempre approssimativa nelle trame di gioco e soprattutto i suoi uomini non giocano senza palla, non dettano il passaggio ai compagni, non tentano neppure di scompaginare la difesa avversaria con movimenti corali. Troppo statici gli attaccanti, privi di punti di riferimento i centrocampisti, inevitabilmente il gioco finisce per ristagnare e le conclusioni in porta sono affidate a fatti casuali.
Come se non bastassero i problemi tecnico-tattici della squadra, la partita viene giocata in un ambiente ostile agli azzurri. Stricioni contro la società e contro Colomba (viene salvato solo Scoglio, cui la curva B dedica la scritta 'Grazie lo stesso'), cori di scherno e di minacce, lanci di arance in campo: insomma un ambiente non certo ideale per mettere i giocatori nelle condizioni di rendere al meglio.
Il Verona risponde con la perfezione degli
schemi difensivi affidati a Zamboni, Minelli, Comazzi
e Teodorani e con la fluidità del gioco di centrocampo
dove Cassetti e Melis si fanno rispettare sulle
fasce ed Italiano e Cossu recitano la parte degli
incursori al centro. Sterili, in avanti, Abbruscato e Max
Vieri. Ma per portare via un punto dal San Paolo, al giorno
d'oggi, basta ed avanza.
(tratto da Kataweb)
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